L’ingratitudine è un comportamento umano che riflette sentimenti negativi nei confronti del nostro prossimo. Ed è proprio l’ingratitudine e il rancore (il più delle volte covato inconsapevolmente) che coglie chi ha ricevuto un beneficio, visto che tale condizione lo pone in “debito di riconoscenza” nei confronti del suo benefattore. Un beneficio che egli “dovrebbe” riconoscere ma che non riesce ad accettare di aver ricevuto, al punto di arrivare a penalizzare e calunniare il suo benefattore.
Di tutt’altra matrice la gratitudine, l’emozione che ci permette di poter apprezzare la vita nel qui ed ora e di vivere liberamente i doni che l’altro sceglie di donarci. Proviamo a pensare a quante volte pronunciamo la parola “Grazie” nella nostra giornata e se la risposta tarda ad arrivare iniziamo a pensare alla gratitudine come ad una qualità da coltivare quotidianamente per essere felici.
Ma torniamo alla comprensione di questa sindrome non dimenticando il ruolo fondamentale di entrambi i protagonisti di questa dinamica, il beneficiato e il benefattore nell’espressione di questo comportamento. Ed ecco che la domanda: “Che struttura di personalità presentano il benefattore ed il beneficato?“ci permette di andare oltre la superficie comportamentale per scoprire le aspettative e le emozioni legate a questa relazione di reciprocità non sempre espresse e riconosciute.
Esistono in letteratura, varie tipologie di benefattore come quello:
- OCCASIONALE
- INCALLITO
- PER FEDE O IDEOLOGIA
- IN OMBRA
- ILLUSO-DISILLUSO
- D’AMORE
e varie tipologie di beneficato:
- INSAZIABILE
- STITICO
- DISTRATTO
- SILENZIOSO
- TRADITORE
- D’AMORE
Proviamo a pensare a quale di queste tipologie ci sentiamo di appartenere, cercando di ricordare l’ultimo episodio di vita che ci ha coinvolto in questa dinamica.
E mi rivolgo a te che stai leggendo ora, sei stato più benefattore o beneficato?
Cecilia Gioia
Bibliografia:
- Maria Rita Parsi, Ingrati, ed. Oscar Mondadori