Oggi mi sveglio molto presto, devo preparare una piccola torta al profumo di figlia.
Lo so, sono ancora assonnata, ma doso bene gli ingredienti, osservo sapientemente i tempi e inforno.
E mentre l’aria calda gonfia alchimie conosciute, preparo la bagna di kumquat, sorrido alla crema allo yogurt greco, mentre assaporo mentalmente i vari profumi.
Ho sonno però, vorrei ritornare a letto, ma voglio farlo e continuo.
Continuo senza fare i conti con un impasto capriccioso che gonfia, straborda e anarchicamente si sgonfia, lasciandomi incredula a questa scena tragicomica, ma emotivamente toccante.
La mia torta al profumo di figlia si sgonfia miseramente in un forno attonito e inconsapevole.
Mi sento smarrita.
Ripenso velocemente all’interno del mio frigo, povero di uova o altri ingredienti necessari.
Ed ora?
Attimi o minuti scorrono ed io rispolvero la mia sana amica resilienza.
Riprendo il pan di spagna, lo osservo, lo interrogo, lo recupero e riabilito.
Preparo la crema allo yogurt, ops, mi manca la panna, e adesso?
Adesso strizzo fogli di gelatina e inglobo, aromatizzo e spero.
Spero che la mia torta al profumo di figlia sia buona lo stesso, spero che nuovi ingredienti e nuove forme si mescolino e armonizzano sapori inaspettati.
Spero che la mia resilienza stia sempre con me e non mi abbandoni mai.
Spero che la mia vita sia un po’ come la torta di stamattina, ricca di sorprese e di nuove e improbabili soluzioni.
Perché la vita, si sa, anche quando non sembra, profuma di buono.
Cecilia Gioia