Mi voglio bene

volersi-bene-1Ho deciso quindi, di volermi bene. Davvero.

Provo a farlo ogni giorno, con gesti e pensieri che strategicamente si trasformano in piccoli rituali di attenzioni, ricordando a me stessa chi sono.

Ho deciso di ripetermi ogni giorno “io sono una bella persona” e di credere completamente al valore di queste parole che svelano il mio essere nel mondo, consapevolmente.

Perché questa vita è un dono e va celebrato, con gesti amorevoli e accudenti.

Perché non posso accogliere l’altro Me se faccio fatica a riconoscermi nei miei bisogni. E non li accolgo.

Perché davvero credo che ognuno di noi è un “essere speciale” e che il suo stare sulla terra sia un’occasione unica da scoprire.

Perché se imparo a rivolgermi a me stessa amorevolmente, la mia comunicazione interpersonale migliorerà.

Perché se mi abbraccio e sono felice, le mie braccia impareranno a riconoscere le meravigliose differenze individuali delle persone che incontreranno.

se mi osservo e imparo a conoscermi, il mio ascolto diventerà ampio e farà spazio ai bisogni dell’altro Me.

se mi esercito al silenzio nutriente con me stessa, imparerò a fare a meno del rumore di sottofondo che la relazione con l’altro spesso comporta.

E imparerò a guardarmi amorevolmente, riempiendomi di vita e di promesse.

Si, perché di promesse si tratta. Di sigilli e di speranze che quotidianamente consolidano un complesso rapporto, ahimè spesso ambivalente, con noi stessi, fatto di odio e amore e di scarsa accettazione di sé.

Ecco, io a questo modo di viversi voglio dire basta, imparando a volermi bene.

In ogni attimo, perché scintilla consapevole di me.

Cecilia Gioia

Educare alle emozioni

Foto dal web

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La qualità della vita di ogni individuo è influenzata dal modo in cui egli apprende, fin dai primi anni, a riconoscere e ad affrontare le proprie emozioni.

Tra le mille strategie proposte a noi genitori, emerge spesso l’educazione emotiva. Questo approccio consiste nel proporre al nostro bambino gli strumenti di base per riconoscere ed esprimere le emozioni, una sorta di “alfabetizzazione emozionale” (Di Pietro M., 1999) che promuove la riduzione del disagio emotivo.
Educare la mente del bambino, sollecitando l’intelligenza emotiva, favorisce l’espressione di reazioni alle emozioni equilibrate, e soprattutto funzionali.  Attraverso la relazione si aiuta il bambino a minimizzare l’effetto di stati d’animo spiacevoli, favorendo contemporaneamente l’esperienza e l’espressione di emozioni positive.
Tutto questo attraverso il gioco e il racconto, in un allenamento costante che permette di sviluppare nel nostro bambino una serie di “anticorpi” alle frustrazioni e alle emozioni spiacevoli. Oggi il concetto di intelligenza multipla considera l’intelligenza emotiva uno strumento elettivo per  riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, che consente di controllare efficacemente lo stress perchè permette di “rivalutare” l’evento che è stato causa del disagio.

Modificando il proprio dialogo interno, ossia il modo in cui il bambino parla a se stesso quando interpreta e valuta ciò che gli accade, si crea una vera e propria vaccinazione psicologica allo stress. Tutto questo permette di acquisire sempre più nuove strategie di problem solving che favoriscono nel bambino coinvolto, una percezione di efficacia perché “capace” di elaborare risposte positive e flessibili.

La psicologia cognitivo-comportamentale ha evidenziato che i meccanismi psichici che governano le nostre reazioni emotive sono da identificare negli aspetti cognitivi, ovvero nelle nostre modalità di pensiero.
Aiutando i nostri figli a correggere le “distorsioni” presenti nel loro modo di rappresentarsi la realtà, sviluppiamo in loro “nuove competenze” per supportare e superare le emozioni spiacevoli.
E allora mamme e papà, proponiamo in famiglia un allenamento quotidiano alle emozioni, i nostri figli apprezzeranno tantissimo e anche noi.

Cecilia Gioia

tratto da www.lenuovemamme.it

Oggi mi sento così….

Foto dal web

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E’ un gioco semplice, di facile comprensione ma fa tanto bene a grandi e piccini. In fondo soffermarsi sulle proprie sensazioni è un buon esercizio per tenere costantemente allenate la mente e soprattutto il cuore.
Si può giocare da soli oppure in compagnia, l’importante è riconoscerne il valore dell’esercizio quotidiano. Educarsi alle emozioni è un’abilità che va esercitata nel tempo ed ecco che la frase “Oggi mi sento così” ci apre al nostro mondo interiore e ci accompagna ad un ascolto attivo e nutriente di noi stessi. All’inizio si fa più fatica, non sempre è facile sintonizzarsi sui propri stati d’animo, riconoscerli poi spesso è un’impresa senza eguali, ma la voglia di sentirsi supera gradualmente i piccoli o grandi ostacoli incontrati.

Ed ecco che quelle parole prima sussurrate, poi legittimate ci fanno stare bene. L’aspetto interessante di questo gioco è l’estrema versatilità spazio- temporale:infatti, il contesto in cui avviene non è importante e non esistono regole o limiti ma una sana consapevolezza all’ascolto attivo, parte integrante per conoscersi e ri-conoscersi “dentro”.

Cecilia Gioia

tratto da: http://www.lenuovemamme.it

Hai il diritto di dire “Non so”.

Troppo spesso ci viene chiesto di sapere “tutto” o quasi, nonlosogif1costringendoci” a percepirci come fonte inesauribile di conoscenza. Pensiero, questo, quanto mai irreale, che regala frustrazioni e sensi di colpa e che inibisce un semplice e fisiologico “non so”.

Perché succede questo?
Potremmo provare a teorizzare il tutto attribuendo a noi stesse la difficoltà di ammettere la nostra ignoranza di fronte a domande a cuinon sappiamo rispondere, ma la pratica ci insegna la nostra predisposizione a fingere di sapere ciò che l’altro ci chiede.
Ecco perché scegliamo di annuire convinte, consapevoli di non sapere, per “donare” agli altri un’immagine decisamente irreale di noi , decidendo di “tradirci consapevolmente”, ogni giorno.
E se provassimo invece a rimanere fedeli a noi stesse, riconoscendo i nostri limiti e i nostri “non lo so”?

Ed ecco che fa capolino un diritto, più vero e concreto che mai: tu hai il diritto di dire “Non so”, quando si pretende da te una competenza che non hai.

In fondo tutto questo rappresenta la libertà di sostenere nuove esperienze e nuovi confronti, senza promuovere il pensiero tanto ansiogeno della “tuttologia” intrinseca che si autoalimenta, e allora perché non seguirlo?
Decidere di essere se stessi vuol dire scegliere di non tradire le nostre meravigliose differenze individuali che ci rendono sorprendentemente unici e speciali.
E poi rispettare e far rispettare i nostri confini con un sano “non lo so” ci fa star bene e ci libera dal peso del giudizio altrui, e finalmente leggere possiamo godere dei nostri limiti, percepiti come complici e non più come ostacoli.

Buon lavoro, a tutti.

Cecilia Gioia

tratto da http://www.bambinonaturale.it

Hai il diritto di scegliere se trovare una soluzione ai problemi degli altri.

Quante di noi, scelgono almeno una volta al giorno di indossare i panni della crocerossina per promuovere il pensiero surrealista del “Se non me ne occupo io, chi può farlo?sindrome-di-atlante-narcisismo

E se alcuni di noi si riconoscono in questa nota “Sindrome dell’Io ti Salverò”, facciamo un bel respiro, di quelli che ossigenano corpo e pensieri, e ascoltiamoci.

Provare a identificare i vari virus cognitivi che albergano nella nostra mente è quanto di più funzionale possa esistere, per un viaggio nutriente dentro noi stessi e il nostro modo di percepirci. Sarà che ci hanno insegnato che bisogna soddisfare i bisogni dell’altro, sarà che è “meglio” non deludere le aspettative, sarà che ci piace sentirci utili ed efficaci, resta il fatto che  spesso ci trasformiamo in SuperEfficienti Risolutori dei Problemi Altrui, dimenticando i nostri bisogni e “violentando” i nostri fisiologici tempi per ascoltarli.

Tutto questo per alimentare in noi delle idee irrazionali (Ellis, 1989) che impoveriscono le nostre risorse energetiche e promuovono questi pensieri: “Devo sempre occuparmi io dei problemi degli altri, se non lo faccio sono un’egoista”. Capite bene che quando un pensiero di questo tipo decide di abitare dentro di noi, le conseguenze che ne derivano sono catastrofiche.

Mi spiego meglio.

Rispondere “sempre” ai bisogni altrui ci fa sperimentare un senso di “eccessiva e irreale” efficacia, rinforzata soprattutto dai feedback di chi beneficia costantemente delle nostre strategiche e immediate soluzioni.

Tutto questo a discapito di un fisiologico ascolto del “VOGLIO”, che lascia il posto al “DEVO”, già parte integrante, ahimè, del nostro quotidiano vivere. E il modello salvifico “Stai tranquillo, ci penso io” assume sempre più valore, de-nutrendo i nostri bisogni.

Ma oggi voglio proporvi una riflessione, un virus “buono” che ri-genera: pensiamo ai nostri figli e alle competenze che vogliamo promuovere in loro. Immaginiamo tutte le volte che ci osservano e che, come spugne, assorbono alcuni nostri comportamenti. Prenderci cura dei nostri bisogni, legittimandoli come nutrienti di cui non possiamo fare a meno, equivale a insegnare ai nostri figli a fare altrettanto, rendendoli consapevoli di quanto sia necessario ascoltare la loro parte desiderante.

E allora un sano “No, non me ne occupo” ci protegge, ci cura e fa bene a chi ci sta intorno e ci osserva.

Adesso, quindi, un po’ di silenzio, momento unico e irripetibile per accogliere parole vibranti come queste: “Non conosco una via infallibile per il successo, ma soltanto una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti”(Platone).

Buon ascolto!

Cecilia Gioia

tratto da http://www.bambinonaturale.it

Hai il diritto di cambiare le tue opinioni.

Gestionando_2-pecerasRiflettendo, questo quarto diritto racchiude dentro di sé il requisito fondamentale per vivere bene.

Non riconoscere a noi stessi questa possibilità, può renderci poco flessibili e refrattari a un potenziale cambiamento. In fondo cambiare ci fa paura, ci destabilizza e ci rende meno sicuri. Meglio scegliere di cristallizzarci, ancorandoci spesso a idee e opinioni non sempre masticate e digerite, che ci conferiscono la sensazione di essere con gli altri e come gli altri.
Lo ammetto, sono un po’ ruvida, ma amo profondamente le differenze, le considero un valore unico che rende il nostro essere “umani” una piacevole scoperta da coltivare ogni giorno.

Tempo fa, quanto più percepivo le mie idee “stabili” e spesso irreversibili, tanto più sperimentavo una percezione di illusoria sicurezza e controllo verso i miei pensieri e le mie indiscutibili certezze.

Approccio scarsamente funzionale che non ha tenuto conto della variabile “imprevisti”, e che non ha attutito (sic!) lo scontro con una realtà non sempre accondiscendente. Con queste premesse comportamentali, ogni imprevisto su di me ha lasciato un segno.

Ma in fondo cosa rappresenta per noi cambiare opinione? Quando non ci riconosciamo il diritto di cambiare le nostre idee, decidiamo consapevolmente di non crescere. Tutto questo a discapito di uno scarso nutrimento dell’Io, che diventa evitante a qualsiasi confronto con l’altro, occasione per cambiare prospettiva.

Probabilmente il motivo di fondo alla base di questa scarsa flessibilità è dato dalla identificazione delle nostre idee con il nostro Io. Ma udite, udite, noi non siamo le nostre idee e proprio per questo abbiamo il diritto di cambiarle ogni qualvolta ci accorgiamo di sentirle scomode.

Passare da un’opionione all’altra, senza mai perdere l’entusiasmo di cambiare ogni volta prospettiva, ci insegna a vivere la nostra esistenza nel pieno delle nostre possibilità, assumendoci consapevolmente la responsabilità dell’azione.

Riconosciamoci il diritto di scoprire dei limiti nelle nostre idee, assecondiamo la nostra fisiologica, quanto necessaria, predisposizione naturale verso il cambiamento. Non inibiamo la nostra voglia di scoprire nuove prospettive e possibilità, anzi mettiamoci in gioco sor-ridendo delle nostre pseudocertezze. Lasciamoci andare a tutto questo e altro ancora, ricordando il valore del nostro Io, per scoprire i nostri confini e decidere poi, di andare oltre.

Permettiamo a noi stessi di cambiare, è un nostro diritto. Da sempre.

Cecilia Gioia

tratto da http://www.bambinonaturale.it