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Difficile credere alla valenza educativa delle botte verso i figli o le figlie, o no?
Continuo a domandarmelo, mentre osservo un’infanzia vessata quotidianamente da affermazioni come queste, che squalificano la genitorialità, imponendo un modello basato sulla paura e la violenza. Si, perchè di violenza si tratta, di quelle più subdole travestita da atti educativi “per il loro bene“.
Ma quale bene può esserci in un tradimento di questo tipo, che vìola la relazione primaria per eccellenza, relazione che necessita di ascolto e fiducia costante?
Che tipo di educazione, come genitori, pensiamo di impartire, mentre colpiamo con uno “schiaffetto” (al culetto però, che male c’è? cit.) il corpo dei nostri figli e figlie?
No, non si tratta di educazione, non possiamo chiamarla educazione. E’ altro e bisogna esserne consapevoli, quando come genitori, esercitiamo un atto di potere verso un’infanzia che che si fida di noi. Quanta delusione negli occhi di un figlio o una figlia, che riconosce la relazione con le sue figure di accudimento attraverso la paura, la rabbia, l’impotenza e il senso di colpa, di un atto che non può e non deve rientrare nelle pratiche educative. Quanta solitudine può ricordare un atto di potere di questo tipo, verso un’infanzia che necessita invece di sguardi che rinforzano, carezze che confermano, contenimenti che accolgono, parole che spiegano?
No, “mazze e panelle non fannu li figl* belli”, ma li crescono spaventati, mentre si percepiscono “sbagliati” perchè meritevoli di contatti violenti, anche se ben camuffatti.
E quindi non ci sto, non voglio e non posso accettare tutto questo!
Ecco perchè come donna, figlia, madre e psicoterapeuta, rivendico, come ogni giorno, il dovere di noi adulti di esercitarci alla consapevolezza verso questa spirale di violenza travestita, rieducandoci al rispetto verso un’infanzia che ci ha scelto, donandosi a noi con un atto di amore e di fiducia incondizionata, attraverso un’esercizio quotidiano che responsabilizza tutt*.
E promuove cultura del rispetto e salute psicologica in famiglia, perchè è da lì che bisogna partire per costruire una società consapevole.
Cecilia Gioia