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Quando muore una madre, moriamo tutte.
E come in un terremoto, ci frantumiamo in mille parti di noi, perchè è davvero troppo, da scoppiare il cuore. Perchè quella madre siamo tutte, donne che quotidianamente generano idee, nutrono relazioni e danno alla luce figli e figlie. E che non pensano che diventare madre oggi può significare morire.
No, non possiamo crederlo, non nel 2019, non in Italia.
O forse si.
Forse da oggi, dobbiamo fare spazio a questo ossimoro che coniuga la vita e la morte, le intreccia in un abbraccio impossibile da sciogliersi, un primo abbraccio di una madre verso il suo bambino venuto al mondo. Un ultimo abbraccio prima di andare via, per sempre. Ed è quel “per sempre” che ci trascina in un vortice di domande e rabbia su quanto valore oggi, ha l’evento nascita, in una gestione sanitaria decadente che uccide e lascia orfani. E ci lascia orfane incredule di quanto è successo.
Quando muore una madre, moriamo tutte. E nulla sarà come prima.
Perchè il sacrificio di una madre urla giustizia e perchè solo la consapevolezza (vera) e il cambiamento, potrà dare un senso a questo dolore immenso che si unisce al dolore corale di una regione, quotidianamente stuprata e che fatica a rialzarsi. E a proteggere i suoi figli e le sue figlie.
Abbiamo bisogno di dare un senso, mentre moriamo tutte insieme a Tina.
Abbiamo bisogno di alleanza e coraggio affinchè l’evento nascita sia un momento rispettato e sicuro, abbiamo bisogno di voce e consapevolezza, perchè ogni donna e madre possa sentirsi tutelata nei suoi bisogni e quelli del suo bambino o della sua bambina. Abbiamo bisogno di braccia forti per sostenere i padri e le famiglie.
Abbiamo bisogno di una sanità che ci rassicura.
Perchè quando muore una madre, moriamo tutte, donne e madri di una Calabria assolata, stuprata e abbandonata, che urla giustizia e cambiamento.
Scusaci Tina, se non abbiamo saputo proteggere te e la tua famiglia.
Cecilia Gioia
Associazione di Volontariato MammacheMamme