
Foto dal web
Se mi accorgo di sovente
che con fare impertinente
il mio allarme che mi abita
e ogni giorno mi protegge,
si trasforma in un rumore
fastidioso e repentino,
che fatico a conciliare
con un sonno ballerino;
mi domando cosa sia,
se un periodo transitorio,
o magari quel boccone
indigesto nel mio stomaco,
ci ripenso ruminante,
mentre ascolto il mio allarme,
mi respiro, ascolto i battiti
che risuonano incalzanti.
Son sincera, mi conosco,
e mi fido dei segnali,
in questi anni, abitandomi,
ho imparato dagli annali.
Ed allora cosa fare,
se il fiuto non si sbaglia,
urge necessariamente
integrare più livelli.
L’Io bambina dice via,
esci fuori dal sistema,
l’Io adulta dice resta
ed osserva poi la scena.
Che confronto tra le parti,
mentre scorrono i momenti,
mi rivedo poi le scene
e riscopro gli elementi.
Shhhh, silenzio, per favore,
troppe, troppe informazioni!
Qui si rischia per davvero
di entrare in confusione!
Urge necessariamente
far riunione equilibrata,
richiamare un po’ all’ordine,
uno spazio un po’ affollato.
Ed allora mi riprendo
e riparto dal mio nome,
la mia santa è stata martire,
ci sarà una ragione?
Metto pace in condominio,
abitato da me stessa,
si convive con più parti,
ormai da anni, senza ressa.
E richiamo uno strumento
che la vita mia ha donato,
e che un nome, come oggi,
dolcemente mi ha segnato.
Ah, la musica, la musica,
che potere universale,
provo a canticchiare i nomi
che mi fanno un poco male;
ed avviene la magia,
mentre snocciolo le rime
e compongo melodie
nel mio cuore assai gentile.
Mi regalo poi canzoni,
mi rivolgo compassione,
mi capisco e mi comprendo
e mi faccio bene, dentro.
Quindi torno con me stessa,
abitandomi per scelta,
mi legittimo la ressa
e mi godo la promessa,
verso un Io ormai integrato
che decide e sa ascoltare
le due parti han fatto pace,
posson poi collaborare.
Cecilia Gioia
Un pensiero su “Dialogando con le parti.”