La negazione e il controllo sul cambiamento.

 

negazione La negazione (differente dal diniego) e il controllo, sono meccanismi di difesa primari perché utilizzati in fasi di vita precoci dal bambino che coinvolgono tutti i livelli di personalità. Non bisogna pensare ad essi come qualcosa di patologico, bensì come adattamenti che ci permettono di autoregolarci e proteggerci da emozioni sgradevoli mantenendo l’autostima. Se alcuni meccanismi sono troppo invasivi, distorcono il nostro modo di vedere e vederci e possono alterare in modo significativo lo stare in relazione.

La negazione è un meccanismo utilizzato spesso per rendere la vita meno sgradevole.  In situazioni di grave crisi o di emergenza, la capacità di negare emotivamente che la propria esistenza è a rischio, ci può effettivamente proteggere o non essere invasi dall’angoscia, permettendoci di gestirla meglio e fare cose che in circostanze diverse non faremo mai. Chi agisce in questo modo impara il meccanismo della negazione sin da quando è piccolo e lo impara talmente bene  da interiorizzarlo e generalizzarlo da adulto.

Il meccanismo successivo alla negazione è quello del controllo, ovvero la necessità di dover influenzare l’ambiente circostante o le relazioni, elemento importante per la nostra autostima e senso di continuità esistenziale. Anche per questo meccanismo, come per tutti gli altri, se diventa “eccessivo”, può diventare invalidante e pericoloso. Chi agisce così sente di avere in pugno la situazione e di poter gestire la sua realtà.

L’accettazione è l’antitesi della negazione e del controllo. E’ la disponibilità a riconoscere la realtà per quello che è, e a permetterle di esistere come è, senza sentire il bisogno di cambiarla.

In una relazione affettiva la negazione di alcuni aspetti non gratificanti può aiutare fino a un certo punto a vedere del buono lì dove non c’è e rendere più leggera la situazione. Robin Norwood in “Donne che amano troppo” ci ricorda la favola de La Bella e la Bestia. Nella bella favola, una ragazza si innamora di un orso-leone dalla voce d’uomo, un essere bruttissimo ma pur capace di affetti. Il significato centrale della favola è l’accettazione, dice la Norwood, reazione opposta a quella di negazione e controllo. L’accettazione consiste nel sapere accettare un individuo così com’è. Quando si vuole cambiare una persona si spera che riuscendo a cambiarla si sarà felici, così facendo però si pone la felicità nella mani di qualcun altro, negando le proprie capacità ed evitando la responsabilità di cambiare in meglio la propria vita. “Allora cosa dobbiamo fare? Niente, dice la Norwood, non dobbiamo fare niente, semplicemente smettere di dirigere e controllare di fare le mamme, le serve, le infermiere. Perché nessuno può controllare nessuno e cambiare nessuno”.Scegliendo  di cambiare se stessi ci si libera del peso di provare a cambiare una persona e ci si libera del senso di colpa se non si riesce a cambiarla. 

Perché “nella vita c’è molta sofferenza, e forse l’unica sofferenza che si può evitare è la sofferenza di cercare di evitare la sofferenza” (R. Laing).

M. Cecilia Gioia

 

Bibliografia.

R. Norwood “Donne che amano troppo”.  Edizioni Feltrinelli.

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