La tossicità psicologica.

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Foto dal web

Ho deciso quindi di allontanarmi da ciò che intossica e opacizza.

E di porre attenzione ai momenti di contatto con elementi tossici che ci segnano e contaminano. Spesso però l’impegno di combatterli distoglie la nostra attenzione da ciò che è stato ritrovandoci già impregnat* di negativo e rabbia.

Rabbia cieca, senso di impotenza, frustrazione, sensazione di essere senza via di uscita, di esser cadut* nella trappola che elementi tossici abili e machiavellici hanno tessuto giorno dopo giorno. Una claustrofobica sensazione che attiva il nostro sistema di allerta aumentando il nostro livello di vigilanza.

I sensi si amplificano e fiutiamo nell’aria il pericolo che incombe e che lede alla nostra libertà.

Difficile stare in equilibrio quando la sensazione di pericolo persiste e la nostra amigdala si attiva. E ci avverte che il pericolo è vicino.

Perché spesso poi gli stimoli minacciosi si camuffano, si travestono in docili agnelli e provano a boicottare quella parte istintiva che per millenni ci ha protetto.

E quindi è facile distrarsi e non cogliere tutti i segnali.

Capita, a volte capita. E questo ci fa sentire vulnerabili e piccol*, mentre percepiamo chi ci minaccia, grande e invincibile.

Noi troppo piccol* e i chi ci intossica psicologicamente troppo grande.

Che fatica ritrovare l’equilibrio e riportare tutto in una relazione simmetrica!

E soprattutto richiamare dentro di noi la parte adulta e consapevole perché sa, con l’esperienza, che chi minaccia e aggredisce, in realtà, ha più paura di noi.

Chi tesse reti machiavelliche, chi rema contro il lavoro altrui, in una parola chi vìola la libertà, valore da difendere sempre, è spaventat*. E tanto.

Ed ecco che la nostra percezione cambia, non siamo più noi ad esser piccol*, ma chi continua a minacciarci.

Loro piccol*, noi di nuovo adult*.

Loro che utilizzano linguaggi altri per far rumore e condizionarci, noi che finalmente possiamo guardare negli occhi le loro fragilità.

Loro che pensano di avere il potere, noi che sorridiamo a noi stess* perché il vero potere è la libertà di non lasciarsi contaminare da emozioni e contatti tossici.

Loro e noi, in una osmotica lotta per differenziarsi e riconoscerci integri.

E se qualche ferita c’è stata, sorridiamo.

Le cicatrici se curate e celebrate raccontano atti di eroico coraggio e di vita.

La nostra.

Cecilia Gioia

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