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Ho deciso quindi di allontanarmi da ciò che intossica e opacizza.
E di porre attenzione ai momenti di contatto con elementi tossici che ci segnano e contaminano. Spesso però l’impegno di combatterli distoglie la nostra attenzione da ciò che è stato ritrovandoci già impregnat* di negativo e rabbia.
Rabbia cieca, senso di impotenza, frustrazione, sensazione di essere senza via di uscita, di esser cadut* nella trappola che elementi tossici abili e machiavellici hanno tessuto giorno dopo giorno. Una claustrofobica sensazione che attiva il nostro sistema di allerta aumentando il nostro livello di vigilanza.
I sensi si amplificano e fiutiamo nell’aria il pericolo che incombe e che lede alla nostra libertà.
Difficile stare in equilibrio quando la sensazione di pericolo persiste e la nostra amigdala si attiva. E ci avverte che il pericolo è vicino.
Perché spesso poi gli stimoli minacciosi si camuffano, si travestono in docili agnelli e provano a boicottare quella parte istintiva che per millenni ci ha protetto.
E quindi è facile distrarsi e non cogliere tutti i segnali.
Capita, a volte capita. E questo ci fa sentire vulnerabili e piccol*, mentre percepiamo chi ci minaccia, grande e invincibile.
Noi troppo piccol* e i chi ci intossica psicologicamente troppo grande.
Che fatica ritrovare l’equilibrio e riportare tutto in una relazione simmetrica!
E soprattutto richiamare dentro di noi la parte adulta e consapevole perché sa, con l’esperienza, che chi minaccia e aggredisce, in realtà, ha più paura di noi.
Chi tesse reti machiavelliche, chi rema contro il lavoro altrui, in una parola chi vìola la libertà, valore da difendere sempre, è spaventat*. E tanto.
Ed ecco che la nostra percezione cambia, non siamo più noi ad esser piccol*, ma chi continua a minacciarci.
Loro piccol*, noi di nuovo adult*.
Loro che utilizzano linguaggi altri per far rumore e condizionarci, noi che finalmente possiamo guardare negli occhi le loro fragilità.
Loro che pensano di avere il potere, noi che sorridiamo a noi stess* perché il vero potere è la libertà di non lasciarsi contaminare da emozioni e contatti tossici.
Loro e noi, in una osmotica lotta per differenziarsi e riconoscerci integri.
E se qualche ferita c’è stata, sorridiamo.
Le cicatrici se curate e celebrate raccontano atti di eroico coraggio e di vita.
La nostra.
Cecilia Gioia