Resilienza: questa sconosciuta.

Jennifer Clutterbuck

Jennifer Clutterbuck

Capita, durante il viaggio della vita, di avere delle battute di arresto. Pause, alcune volte forzate che ci “costringono” a sostare su un momento alcune volte scomodo.

Capita poi che facciamo fatica a “stare” e le innumerevoli resistenze che manifestiamo raccontano le nostre difficoltà ad accogliere l’imprevisto. Perché spesso di imprevisti si parla, di pause improvvise, di spazi vuoti di domande, di step che alcune volte trasformiamo in stop.

Piccole e grandi prove per la nostra poco allenata resilienza, eventi che ricamano la nostra vita rendendola squisitamente imprevedibile e avventurosa.

Re·si·lièn·za, capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità (Wikipedia).

Ottima definizione, ma come si fa?

Proviamo a chiudere gli occhi e a ricordare uno dei tanti momenti della nostra vita dove abbiamo incontrato un imprevisto. E se abbiamo rievocato l’immagine, proviamo a concentrarci sulle emozioni che abbiamo vissuto in quel momento, a come ci siamo sentiti e ai pensieri associati a quella situazione. Ecco, se provo a ricordare un episodio recente, la mia pancia brontola e le emozioni sono decisamente scomode e rumorose. I miei pensieri, poco positivi, sono legati ad un unico concetto: “Perché è successo proprio a me?” oppure “Cosa significa tutto questo?”. Domande da cui non è possibile sfuggire, dove risulta necessario stare, smettendo di cercare risposte scarsamente esaustive che possano giustificare il momento di difficoltà che si sta attraversando.

Ed ecco che lo step può ripiegarsi in stop oppure trasformarsi in start, attraverso la nostra resilienza. Significa cercare il buono anche in un’esperienza scomoda, provando ad attribuire nuovi significati agli eventi. Significa ripristinare un equilibrio emotivo compromesso dalle avversità, trasformandole in risorse da cui attingere e ripartire.

Allenare la nostra resilienza vuol dire quotidianamente imparare ad accettare il cambiamento accogliendolo come un’opportunità della vita. Vuol dire stabilire relazioni interpersonali sane, basate sull’accettazione dell’altro diverso da me, come esercizio quotidiano di salute psichica.

Significa imparare a porsi obiettivi realistici che aumentano la nostra autostima e nutrono atteggiamenti resilienti. E imparare a cambiare prospettiva, per avere una visione più ampia che permette al nostro Io di respirare pensieri ossigenanti.

In una parola significa prendersi cura di sé, accogliendosi quotidianamente come promessa di amore verso noi stessi.

Basta volerlo, ogni giorno.

E adesso proviamo a ricordarci l’ultima volta in cui ci siamo abbracciati e se il ricordo tarda ad arrivare, poco male. Facciamolo adesso.

Cecilia Gioia

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