L’ingresso alla scuola elementare coinvolge il bambino e i genitori in un momento estremamente delicato che segna l’abbandono della fase del gioco e un significativo passaggio di autonomia.
Il genitore deve fornire un ambiente rassicurante che permette al bambino di sintonizzarsi ed esprimere le sue emozioni rispetto a questo nuova avventura. Gioia, paura, ansia, curiosità accompagnano questo delicato passaggio e necessitano di essere riconosciute dal bambino e accolte . I genitori possono condividere queste emozioni col bambino, magari raccontando il loro primo giorno di elementari.
Dal punto di vista pratico, i genitori sosteranno il bambino in questa fase di responsabilizzazione e di crescita attraverso piccole azioni funzionali per aiutarlo nei primi giorni. La cura del materiale scolastico (lo zaino, i vestiti), il rispetto degli orari, l’ascolto degli insegnanti stabiliscono una routine che da sicurezza, perchè occasione di confronto e di accudimento, utile per condividere il reciproco vissuto emotivo.
Fare il genitore è un mestiere che si apprende con il tempo e con l’esperienza. Come bismamma e psicoterapeuta che lavora con i genitori non amo parlare di errori, ma di scelte funzionali o meno per quella situazione. Noi genitori siamo competenti, anche se alcune volte lo dimentichiamo. Un buon strumento rispetto a questo delicato passaggio è l’ascolto attivo e partecipe delle emozioni del nostro bambino, che spesso si mescolano alle nostre. Ansia, speranza, fiducia e paura accompagnano i primi giorni di scuola di noi genitori e possono condizionarci in alcune scelte non sempre “utili” ai fini dell’inserimento. Ritagliamo degli spazi e dei tempi per raccontare ai nostri figli il nostro stato d’animo, promuoviamo l’autostima inviando messaggi di fiducia nelle loro capacità, accogliamo le loro paure e difficoltà, sospendiamo il giudizio ed evitiamo soprattutto di dare “buoni consigli” ma promuoviamo in lui strategie di problem solving.
E’ importante ricordare che i bambini non fanno capricci ma utilizzano delle azioni per esprimere il loro disagio. In particolare un bambino che non vuole andare a scuola ci sta raccontando qualcosa di molto importante, basta solo ascoltarlo attivamente sospendendo il giudizio evitando di ricorrere a piccoli ricatti genitoriali. Cosa fare? Richiamiamo a noi una buona dose di pazienza e facciamoci raccontare da lui il suo disagio. Spesso è proprio la paura del distacco o del nuovo che trattiene il bambino, aiutarlo a riconoscere queste emozioni senza sminuirle può essere il primo passo per affrontare questa situazione. La scuola elementare rappresenta un buon banco di prova dove il bambino sperimenta delle interazioni sociali più complesse. Alcune volte possono comparire delle difficoltà relazionali nell’ambiente classe. Se parliamo di un episodio singolo, accogliamo la richiesta del nostro bambino di essere rassicurato. Se gli episodi si ripetono chiediamo alle insegnanti ulteriori informazioni, cercando di risalire ad un eventuale antecedente per comprendere meglio. Non giudichiamo e sminuiamo le sue lacrime, ma proviamo insieme a dargli un senso. Stabiliamo insieme a lui una routine quotidiana, decidendo insieme degli spazi dedicati al gioco. Concordiamo gli orari e le sequenze temporali, mantenendo sempre una coerenza che rassicura. Trasformiamo lo spazio dei compiti come un momento emozionante, un’occasione per stare insieme e condividere nuove scoperte. Accogliamo le sue difficoltà iniziali, ma manteniamo sempre una routine al programma che abbiamo concordato insieme. L’acquisizione di nuove regole è un processo che presenta tempi soggettivi. Molti bambini faticano nei primi periodi a rimanere “dentro” le regole di classe. Concordiamo con l’insegnante delle piccole strategie da proporre anche a casa, cercando di mantenere una coerenza scuola/famiglia. Infatti, la totale condivisione di una regola, ne aiuta l’accettazione.
E allora buona scuola a tutti!
Cecilia Gioia