Il passaggio alla genitorialità è costellato spesso da una ricerca quasi “bulimica” di informazioni, teorie e testi “saggi” che provano, in minima a parte, a saziare questa nostra immensa sete di conoscenza, di certezze e di buone regole del “perfetto genitore”.
In fondo, genitori non si nasce ma si diventa, e spesso questa trasformazione fisiologica non coincide in maniera sincrona con l’aspetto squisitamente psicologico ed emozionale. Ed ecco che i tanto temuti pensieri di disvalore prendono forma, minando un assetto psichico ricco di emozioni contrastanti e di stimoli, non sempre facili da digerire.
Noi donne e mamme queste emozioni le conosciamo bene, perché spesso accompagnano il nostro rientro a casa dopo il parto. E mentre il nostro corpo ha il “diritto” di vivere dei tempi fisiologici per ri-prendersi, al nostro meraviglioso mondo interiore è richiesto un surplus di energie, che spesso faticano a manifestarsi. Ed è proprio questa dissonanza che insinua il primo dubbio: “Ce la farò?”
Ma ecco che. tra una poppata e un sonnellino rubato, tornano alla memoria le innumerevoli informazioni ingurgitate durante l’attesa mentre proviamo a rievocare le varie regole e “competenze acquisite”. “Bene – ci ripetiamo con consapevole incertezza- ho letto tutto, dal primo all’ultimo dispensatore di teorie, ho gli strumenti per farcela e sicuramente ce la farò”.
L’idea di un fallimento, seppur in sottofondo, si annulla magicamente, grazie a una serie di autori e grossi nomi che assicurano con assoluta certezza cosa bisogna “fare” per diventare un “perfetto genitore”. Ed ecco che il “Fare” prepotentemente occupa il posto del “Sentire”, e le regole e le teorie si trasformano nel nostro pane quotidiano, spesso masticato, ma ahimè, poco digerito.
Si continua così, leggendo e con-dividendo saperi poco esperiti, fino a quando e finalmente (dico io) commettiamo il primo e tanto temuto errore genitoriale, e tutte le certezze lasciano il posto ad una generalizzazione catastrofica e funesta del nostro essere genitori “imperfetti”.
Ed ecco che il 5° diritto entra prepotentemente nella nostra vita ricordando a noi stesse/i che: Hai il diritto di commettere errori, essendo la/il responsabile di te stessa/o.
Possibilità meravigliosa questa, quanto difficile da digerire, in fondo accettarsi con le nostre speciali imperfezioni, umane competenze e in-competenze è un percorso non semplice ma necessario, per vivere il nostro essere genitori come un dono speciale, e non una corsa a ostacoli disseminata dei tanto temuti “errori”.
Nessuna/o di noi è perfetta/o e la possibilità di commettere errori rientra in quel meraviglioso corredo genetico e comportamentale che ci rende squisitamente umane/i.
Ricordiamo a noi stesse/i il valore di viverci come apprendisti genitori e il ruolo stesso dell’apprendimento come un cambiamento relativamente permanente che risulta prodotto dall’esperienza [1].
Cosa risuona in noi tutto questo? Guardare ai nostri sbagli, accogliendoli come un’occasione per migliorare, crea terreno fertile per approvare un pensiero nutriente quale: “Noi non siamo i nostri errori, siamo altro” e la consapevolezza di essere “altro”, ci sostiene ogniqualvolta diventa necessario rialzarsi per ri-cominciare.
Ognuna/o di noi commette errori e riconoscersi questo diritto equivale ad ammettere a se stesse/i quanto sia irrazionale pensare di non sbagliare mai. Siamo individui consapevolmente imperfetti.Concediamoci il diritto di sbagliare, rimanendo “presenti” ai nostri sbagli, senza mai mettere in dubbio il nostro immenso valore.
Cecilia Gioia
1. http://it.wikipedia.org/wiki/Apprendimento
tratto da: http://www.bambinonaturale.it