Oggi Festa dei lavoratori ripenso al significato “altro” che attribuisco ogni giorno al mio lavoro.
Una vera e propria passione che ha origine nella pancia e nel cuore e che si mentalizza, ogni giorno, attraverso atti terapeutici.
Il mio lavoro ha obiettivi ambiziosi, promuovere salute psicofisica, sviluppando processi di consapevolezza nell’individuo e nella società.
Diciamo la verità, più che un lavoro è una vera e propria sfida quotidiana dove è facile restare in biblico o interrompere (per pochi secondi) il respiro. Perché quando si entra in relazione con l’altro tutto cambia e si trasforma, anche il tempo.
E poi a dirsela tutta, considero il mio lavoro una forma d’arte, un vero e proprio atto creativo, dove personalità e storie si intrecciano in improbabili danze, in un setting terapeutico che sa accogliere e so-stare.
E poi si nutre di alleanza, di disponibilità al cambiamento e di fiducia, insomma una promessa che si conferma in ogni seduta, e che ricorda il valore della “cura” attraverso le parole.
E’ un lavoro misterioso, quello dello psicoterapeuta, ricorda un po’ il mestiere dell’alchimista che trasforma i processi psichici, agendo sulla mente e sul corpo. E dona benessere.
E’ un lavoro duro, può portarti in luoghi sommersi e spesso scomodi, “costringendoti” a vedere “oltre“, per accogliere l’altro e la sua storia.
E’ un lavoro unico, lavora sui confini, spesso sui margini, in solitaria coscienza, mentre mille immagini scorrono evocando emozioni e ricordi.
E’ un lavoro di accettazione, di continua ricerca personale, di messa in discussione e di atti di consapevolezza e di fiducia verso se stessi e i propri strumenti terapeutici.
E’ un lavoro che amo, nutro e fa parte di me.
E’ il mio lavoro e oggi, come ogni giorno, voglio festeggiarlo.
Cecilia Gioia