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Negli anni la pratica clinica ha affinato i miei sensi rendendoli più sensibili e recettivi verso le storie che ascolto. Come nel caso di chi decide di abitare per un determinato periodo di vita il mio setting psicoterapeutico portando dietro di sé un grande segreto.
Quando questo arriva, lo sento nell’aria, tutto si sospende ed è in attesa, regalando tempi e pause ormai conosciute. E allora respiro, mi ascolto e aspetto, come chi sa che sta per assistere al grande miracolo dell’apertura del vero Sé.
E la persona lentamente si rivela, (ri)scoprendo parti di Sé per troppo tempo inibite dalle varie strategie di evitamento che hanno come un unico scopo di impedire l’accesso a un ricordo percepito come pericoloso per la coscienza.
Ma cos’è un grande segreto?
Potrebbe riguardare un episodio specifico (un trauma), oppure una condizione generale (es: i ricordi di come ci si sentiva annullati dalle critiche dei genitori). Ricordi e temi di vita dolorosi possono nascondersi oltre la coscienza e stimoli del presente possono farli rivivere richiamando parti di Sé dimenticate ma bisognose di essere (ri)conosciute e integrate.
Un esempio può essere rappresentato da chi, a ogni presa in giro del proprio capo, rischia di provare lo stesso senso di umiliazione ricevuto ad opera di un insegnante alle elementari. A questo punto la coscienza potrebbe apparentemente trarre vantaggio dall’inibire l’accesso di questi ricordi a sé stessa. E quindi cristallizza e protegge negli anni il grande segreto innescando una serie di meccanismi di difesa che generano sistemi disfunzionali e patologie che probabilmente non sarebbero comparse altrimenti. E’ fondamentale, per noi clinici, mantenere un approccio integrato e per questo inserire protocolli mirati alla cura del trauma, per accompagnare la persona che ha scelto di condividere con noi un percorso di psicoterapia, a svelare a se stess* il grande segreto.
Ci vuole davvero grande coraggio e fiducia per decidere di attraversare insieme quel confine, per conoscere cosa vi si nasconde, abitandolo per comprendere che non può distruggerci, ma renderci più forti e consapevoli. E tanta consapevolezza clinica e profondo rispetto verso i passaggi evolutivi di chi ha scelto di donarci la sua storia di vita e il suo grande segreto.
Cecilia Gioia