Gli occhi della madre

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Nasciamo e mentre siamo protagonisti di un miracolo, incontriamo il mondo attraverso gli occhi di nostra madre. Occhi increduli, spesso poco consapevoli dell’immenso che sta per avvenire, oppure amorevoli, presenti e pronti ad accogliere. Altre volte nasciamo e incontriamo occhi evitanti e doloranti. Forse gli occhi di una madre triste. E conosciamo la tristezza.

Altre volte ancora non incontreremo mai quegli occhi e proveremo ad immaginarli e sognarli, masticando storie fantastiche, ricche di minuziosi dettagli scaldacuore.

Perché ognuno di noi nasce, attraverso gli occhi di sua madre. Ed è proprio da questo incontro che imparerà a guardare il mondo, conoscerà la gioia, la tristezza, l’assenza, la presenza consapevole, il rifiuto e l’accoglienza.

Perché gli occhi di nostra madre ci segnano, lasciando tratti indelebili, graffiti primordiali, che svelano inaspettatamente eredità e ricordi.

E intanto cresciamo, all’ombra di quello sguardo.

Uno sguardo che illumina o sbiadisce i contorni della vita. E noi impariamo a guardare così, attraverso quella lente che rispecchia o trasforma, scoprendo luci ed ombre di un mondo da svelare. Ah, quante parole silenziose in quello sguardo! Quanti vuoti e quanti pieni, quante rinascite e quanti addii. E quante immagini custodite da quell’alchemico incontro.

Ricordi di sabbia, che si disperdono in un sospiro.

E che ritornano, ogniqualvolta da adulti, ricerchiamo in quegli stessi occhi la nostra storia.

Perché gli occhi di una madre nutrono e deprivano, ogni giorno. In un assordante silenzio che pesantemente sfiora un Io bambina/o alla continua ricerca di un contatto.

Cecilia Gioia

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