Non voglio guardare.
Forse perché non c’è spazio per queste giovani vite.
E le immagini scorrono veloci, perché non ho tempo. Non voglio tempo.
Difficile soffermarsi su ciò che si fa fatica a contenere.
Del resto, quei colori dei vestitini bagnati, ti si appiccicano addosso, come una seconda pelle.
E ti soffocano i pensieri.
E la coscienza.
Sono piccoli figli, ed è per questo che è giusto dargli piccola attenzione. O sbaglio?
Sono piccole storie, alcune rosa, altre a pois.
Sono piccole mani per contenere grandi sogni che non conosceranno più.
Sono figli di noi.
Del nostro sordo egoismo che anestetizza sentimenti ed emozioni.
Perché siamo tutte madri di pance che brontolano.
Siamo tutte donne che urlano lo strazio di figli che galleggiano senza vita in un mare troppo nero.
Siamo tutte mani che hanno lasciato scivolare vite troppo giovani, abbandonandole in un liquido amniotico che sa di morte.
No, meglio non guardare.
Meglio continuare a vivere la nostra vita, con i suoi ritmi e problemi quotidiani.
In fondo non è la prima strage e non sarà, probabilmente l’ultima.
Ci si abitua, sai?
Anche alle immagini più dure.
Ci si sofferma sui dettagli per evitare l’insieme.
Come quei pois, dal silenzio assordante.
Cecilia Gioia