In bilico.

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E’ proprio così che mi sento, quando attraverso quotidianamente il mondo mammesco.

In bilico tra ragione e cuore, significati e significanti, pieni e vuoti, esterni e interni, silenzi e rumori.

Del resto il mondo mammesco non è sempre quel luogo magico e colorato, dove è facile viversi ed emozionarsi ogni giorno alle innumerevoli scoperte di una diade (triade) in divenire. A me, dopo tanti anni, ricorda un po’ una metropoli affollata, che contiene al suo interno piccole oasi di pace circondate da rumori e velocità spesso scomode. Un luogo non luogo, dove viversi rappresenta una sfida quotidiana alle nostre resistenze e “modelli” introiettati, che agiscono influenzando la percezione che abbiamo di noi stesse come donne e mamme, in continua trasformazione e crescita. Si, perché per me la maternità è un processo, e come tale è dinamico, fluisce, è in movimento e scorre. I tempi, si sa, sono squisitamente soggettivi regalando pause e riflessione in ognuna di noi, insegnando il valore del silenzio, balsamo che lenisce le piccole e grandi cicatrici del diventare madre.

E mentre rifletto e annuso storie, riconosco sguardi, rispecchio emozioni e traduco gesti delle innumerevoli donne e mamme che ho il privilegio di incontrare, continuo a restare in bilico, sospesa tra irrazionalità e ragione.

Ho provato per anni a spiegare a me stessa il mondo mammesco, ci sono entrata dentro da quando sono diventata mamma di cielo e di terra, ho toccato con la pelle e con il cuore le innumerevoli diversità materne. Ho respirato la nascita e accompagnato la morte, lasciandomi trasportare dall’onda delle emozioni, mollando ogni resistenza dovuta ai miei innumerevoli perché. E quell’onda poi, mi ha travolta, spingendomi giù, nel profondo dell’universo mammesco dove luci ed ombre si rincorrono, in una danza senza fine.

E proprio lì, mentre trattenevo il fiato, ho finalmente capito.

E ho imparato a sostare.

Sto imparando a sostare e accogliere.

Sto imparando a guardare la grande bellezza della maternità, dove i chiari e i scuri convivono, dove i “voglio” e i “devo” si affrontano e i miei pseudo-equilibri vacillano.

Dove ho imparato a sorridermi, accarezzando i miei e altrui ricordi ringraziando.

E riscoprendo un mondo misteriosamente unico.

Perché parla di noi.

Cecilia Gioia

Le mamme sono come le cipolle

cipolla1Lo ammetto, il titolo è nato tra un battuto di cipolla per il sugo di domani e una stanchezza cronica da inizio settimana. Partendo da queste premesse, mi rendo conto che tutto questo può turbare chi legge, ma vi assicuro, il titolo ha un suo perché. Iniziamo dalla scelta del vegetale, perché la cipolla?
Innanzitutto perché rappresenta uno degli aromi più utilizzati nelle cucine di tutto il mondo, quindi si fa fatica a non riconoscerla (chi non conosce la parola mamma?).

Inoltre, ha la caratteristica di crescere senza temere climi diversi, quindi facilmente adattabile e accomodante come le mamme.

Alla cipolla sono stati attribuiti effetti terapeutici su una gamma ampissima di disturbi, tra cui effetti benefici sul cuore, proprietà terapeutiche riconosciute universalmente a tutte le mamme. E non finisce qui, la cipolla viene considerato uno dei cibi più afrodisiaci: e chi è più sensuale di noi mamme? 

ll suo utilizzo però non si limita solo all’ambito alimentare, infatti il suo succo applicato su punture d’insetto o bruciature allevia prurito e bruciore; potere curativo equiparabile ai baci di mamma, dono quotidiano per ogni bambino.
La buccia della cipolla può essere bianca, gialla-dorata o rossa e questa varietà di colori ben rappresenta noi mamme e le nostre meravigliose diversità.

Essendo una pianta formata da diversi strati sovrapposti, per scoprirla va sfogliata e scoperta, un po’ come noi mamme. E poi sfogliarla è come raccontare la sua storia e i suoi anni, un po’ come perdersi in una ruga sul volto di una mamma e rivivere con lei la sua storia di donna.

È coperta da uno strato sottile che senza fatica può essere tolto mentre il suo interno invece è solido e resistente, come il cuore accogliente e sempre presente di una mamma.

E poi nella tradizione culturale, la cipolla è associata all’intenso sapore, e il sapore di mamma è un ricordo indelebile che nessun tempo potrà mai cancellare. 

E allora tutte noi mamme siamo come le cipolle, basta solo scoprirlo.

Cecilia Gioia

I benefici del sonno condiviso

foto dal webUltimamente leggo numerosi articoli sull’influenza positiva del sonno condiviso sulla crescita psicofisica del bambino. E raccolgo e accolgo opinioni dicotomiche tra i neogenitori che manifestano perplessità o totale aderenza a questo nuovo (?) modello.

Ma è davvero nuovo o stiamo semplicemente rispolverando antiche saggezze di accudimento genitoriale? Sorrido immaginando i miei nonni e i loro 6 figli mentre condividono la loro stanza da letto o accolgono nel “lettone” gli ultimi arrivati. Immagino la scena dove tutto si svolge con naturalezza, senza teorie o riferimenti scientifici che ne dimostrano la validità.

Percepisco la sensazione di benessere provata dai miei zii in quello spazio che accudisce, nutre e asseconda i fisiologici bisogni. La stessa sensazione che leggo nello sguardo dei miei figli quando, ogni sera, si addormentano nel “letto di mamma e papà”.

Ma passiamo alle teorie che tanto piacciono a noi genitori di oggi.

Il dottor James McKenna, antropologo e professore nel dipartimento di neurologia all’università della California, sottolinea che è ingiusto interpretare l’incapacità dei neonati di dormire soli come un fallimento del bambino o dei genitori.
I genitori non dovrebbero aspettarsi che i loro bambini dormano tutta la notte perché in realtà si svegliano tantissimo. ma se sono vicini ai genitori, si riaddormentano facilmente. Se invece si svegliano e sono soli, allora il loro scopo è di cercare di ridurre questa separazione, quest’isolamento, questo senso di abbandono col pianto.
In risposta alle false credenze che la società ci “impone” : vizi, intimità genitoriale inficiata, bambino dipendente e chi ne ha più ne metta, il ricercatore sostiene che non esiste neanche uno studio che dimostri i benefici del sonno solitario (tranne in situazioni rischiose per il neonato come materassi ad acqua, genitori che fumano, usano droghe, oppure sono obesi).

E allora che fare?Cosa scegliere?

Proviamo a fidarci delle nostre inconsapevoli competenze, assecondando i fisiologici bisogni dei nostri bambini. In poche parole, godiamo del privilegio di essere genitori!

Cecilia Gioia

tratto da www.lenuovemamme.it

Io poi, faccio i cerchi con i papà

foto dal webTitolo buffo, ma veritiero, di una modalità di conduzione dei gruppi che mi appartiene da sempre.
E, in particolare, nei Per-Corsi di Accompagnamento alla Nascita e alla Genitorialità, che conduco, grande importanza è data al cerchio. 
Se poi il gruppo è composto da papà in “attesa”, la musica diventa davvero speciale. Sì, perché fare cerchio con i papà, è un’esperienza unica, perché frutto di un incontro nutriente di pance “brontolanti” e di mille pensieri e aspettative nel “diventare” padre.

Perché padri non si nasce, ma si diventa, in un percorso dinamico e sorprendente, dove mettersi in gioco fornisce le basi solide per una paternità consapevole e in continua trasformazione.
Nel Cerchio si condividono storie, esperienze e nutrienti silenzi, imbarazzanti contatti (per alcuni), quando chiedo ai papà di prendersi per mano, sguardi che si cercano nella speranza di conferme o che sfuggono, perché riconosciuti nelle loro inaspettate quanto meravigliose fragilità.
Perché l’endogestazione di un figlio, periodo spesso attribuito solo alle mamme, appartiene anche dei papà.
E questo è bene ricordarselo, ogni giorno.

Cecilia Gioia

tratto da www.lenuovemamme.it